Goccia Sessa: Cronache incontro "Francesco... 1 luce di pace"
Nella chiesa del Convento francescano di S. Giovanni a villa tutto è pronto: i microfoni ed i leggii, il tavolo per i relatori, un altro pronto ad accogliere dei simboli di pace, e quello che sostiene la "Lampada" che oggi sarà accesa, opera di un artista ceramista locale, Fulvio Vellone.
P. Raffaele, rettore della chiesa, porge il saluto ai convenuti e ricorda come il gesto che oggi si compirà, l'accensione della lampada, rimandi a quello che nel 1939 per la prima volta papa Pio XII propose ad Assisi e voglia rappresentare per tutti un impegno a diffondere luce.
Francesco 1 luce di pace... sulle note della colonna sonora del film di Zeffirelli avanzano i giovani allievi del Liceo classico A. Nifo, eleganti, belli, ordinati, recando tra le mani segni di pace - la Parola, il crocifisso, il pane, il sale, il segnatempo, i fiori, e i testi di cui ci faranno dono - e vanno a disporsi nei posti loro riservati.
Il dirigente scolastico, preside Abbate Giovanni Battista, introduce l'intervento degli allievi che apre l'incontro e sottolinea come la cultura non sia tale senza un substrato di valori, e come dunque siano importanti momenti di riflessione e condivisione come questo odierno a cui non si poteva come scuola esimersi di partecipare.

I valori - egli aggiunge - sono quelli più semplici: guardare negli occhi un'altra persona poter ricavare l'umanità che è negli altri e nella mia; e allora è 1 luce di pace, perché se io trovo negli occhi dell'altro un mio simile non posso - non mi posso - fare guerra; non posso scendere a dei livelli di ignominia, di cattiveria o di quant'altro.
Il desiderio è che nei giovani - e non solo - si possa trovare un humus, un terreno fertile su cui mettere pochi semi e quei semi possano crescere bene: i semi della solidarietà, della tolleranza, dell'amicizia ma anche dell'ascolto; fino a far capire e capire che sentirsi uguali, sentirsi fratelli - diciamola questa parola! - forse è l'unico significato della nostra vita.
Qui oggi ci siamo non per aver accompagnato i nostri figli, i nostri allievi, conclude il dirigente Abbate, ma credo e sono convinto che ci siamo perché crediamo che la fiamma che si accenderà sia una fiamma di calore intimo e che possa riscaldare gli animi.
Ora la voce di un giovane allievo, ferma e profonda, porge il saluto ai presenti, tra i quali il Sindaco della città, avv. Silvio Sasso, il Consigliere regionale Ofs, ing. Mariano Alliegro e il presidente di Gocce di Fraternità onlus, ing. Carlo Tucciello: "Gli studenti del Liceo classico A. Nifo porgono il loro saluto a tutti i presenti e sono particolarmente orgogliosi di essere partecipi di questa iniziativa che consente ai giovani di assaporare "gocce di fraternità", quelle sparse a larghe mani dal fratello per eccellenza Francesco d'Assisi il cui Cantico delle creature è una delle pietre miliari dei nostri studi classici."

Mysterium iniquitatis di cui ha parlato anche Paolo di Tarso, penultima strofa del Cantico di S. Francesco sul perdono, profezia del salmo 84 sul futuro delle spade trasformate in aratri e sulle lance divenute falci... qui la premessa di quanto i giovani - guidati e accompagnati in modo ineccepibile dalle loro docenti, le prof. Vigilante e Di franco - hanno preparato: un breve viaggio attraverso le menti di alcuni grandi interpreti della pace, per assaporare insieme gocce di fraternità e di pace, certi del principio della costituzione dell'Unesco del 1942 che recita così:
"Poiché le guerre cominciano nelle menti degli uomini è nelle menti degli uomini che si devono costruire le difese della pace."

E il viaggio parte dall'antichità e propone nella prima parte brani di autori greci e latini, declamati con padronanza nelle lingue classiche: Isocrate, Virgilio, Seneca, Agostino.
Quindi due allieve cantano in inglese la colonna sonora del film di benigni "La vita è bella", The life is beautiful.
Il viaggio tra i grandi interpreti della pace continua e si avvicina ai tempi moderni e contemporanei:
Gialal al-Din RUMI , massimo poeta mistico della letteratura persiana, il cui pensiero poetico può oggi costruire un saldo ponte tra il mondo islamico e quello occidentale perché parla un linguaggio che valica barriere culturali, linguistiche e religiose.
E poi Manzoni, nel capitolo 36 dei promessi sposi,
E Papa Francesco, nel suo messaggio ai giovani, e il vescovo della diocesi di Sessa, Mons. Orazio Francesco Piazza, oggi assente per precedenti impegni, ma pur presente attraverso la sua parola "occorre irrorare questa nostra realtà di quella speranza che ha il volto giovane, di diverso colore, di diversa nazionalità e di diverse esperienze di vita, ovvero ha il volto di Cristo Signore."
Infine i versi di una allieva da lei stessa declamati e ispirati a questo nostro incontro nei quali ascoltiamo tra l'altro: tutti abbiamo gli stessi sogni ma soprattutto tutti vogliamo la stessa cosa: essere liberi ovunque di vivere liberi.
Infine di nuovo il canto, sempre in inglese: We are the world...
Noi siamo il mondo, noi siamo i bambini
noi siamo quelli che un giorno porteranno la luce,
quindi cominciamo a donare.
E’ una scelta che stiamo facendo,
stiamo salvando le nostre stesse vite,
davvero costruiremo giorni migliori, tu ed io
Il breve ma intenso viaggio attraverso le menti di alcuni grandi interpreti della pace approda ora alla tappa di contemporaneità, agli interventi e Mariano Alliegro, che svolge il servizio nel Consiglio regionale OFS della Campania nel settore Giustizia, Pace e Salvaguardia del creato inizia col porgere ai presenti il saluto di Frate Francesco: il Signore vi dia Pace. Mariano è chiamato a portare le nuove "parole di pace" maturate nel suo percorso di fede e di servizio nell'OFS ma prima non può non complimentarsi sinceramente con la scuola ed i suoi allievi che - nelle parole del Dirigente prima e negli interventi di tutti gli allievi - hanno affermato e confermato l'inscindibile relazione tra cultura, formazione e veri valori della vita.
Mariano, dopo il magistrale intervento degli allievi del Liceo Classico A. Nifo confida tutta la sua emozione ed anche la difficoltà ed il timore di essere rimasto "senza parole" , lui a cui si è chiesto di portare in questo nostro incontro "parole di pace". Dice anche di come - a partire dall'esperienza dei suoi tre figli, che adora - trovi sempre bello e stimolante confrontarsi con giovani che costruiscono, che riflettono, che propongono, che in questo modo ridanno la speranza in un mondo nuovo, indispensabile per sostenere ogni cammino e ogni impegno di servizio.
"Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio" : sono parole del vangelo di Matteo dalle quali è quasi scontato partire per parlare di pace; ma oggi Mariano ne propone una lettura nuova che ha ascoltato dal suo vescovo, p. Antonio De Luca (vescovo di Teggiano Policastro): il beato delle beatitudini va tradotto, letto e interpretato con riferimento alla lingua d'origine e la corretta traduzione non è quella che comunemente riteniamo, quella di "felice l'operatore di pace che sarà chiamato figlio di Dio"; la corretta traduzione del "beato" è non felice ma "avanti", "si faccia avanti".
E' una idea sconvolgente, perché il "felice" ha un senso di staticità: tu godi di una condizione passata; l'"avanti" invece ha un senso di dinamismo: "muoviti, fatti vedere, datti da fare operatore di pace perché sei figlio di Dio se ti dai da fare".
Molto spesso associamo la pace a qualcosa di statico - morire in pace...riposare in pace - invece noi siamo chiamati all'azione; l'operatore di pace non è colui che sta immobile a godersi se ha una condizione di pace, è invece quello che veramente ha un sussulto interno perché ha bisogno - se questa pace ce l'ha - di trasferirla agli altri.
Mariano continua dicendo che in fisica il concetto di calore è un concetto che si tocca con mano - il caldo irrimediabilmente si propaga - e la pace che hai nel tuo cuore, se ce l'hai, ce l'hai per dono di Dio, hai bisogno di trasferirla agli altri.
E aggiunge: la pace - è stato già ricordato - non è un' utopia, non è una cosa astratta, è una condizione reale. E' una condizione che richiede però alcuni passaggi:
* richiede innanzitutto la consapevolezza che ancora siamo in un mondo in guerra. I conflitti presenti nel nostro mondo sono innumerevoli, molti dei quali dimenticati: questo bisogna conoscerlo, bisogna saperlo, bisogna ricordarselo, perché c'é gente che emigra, che fugge, che soffre perché ci sono azioni di guerra.
* Oltre alla conoscenza dei conflitti, bisogna anche riflettere sulle condizioni della guerra. La causa principe delle guerre nel mondo é l'acqua, sono tanti i conflitti legati all'acqua. E questo perché nel mondo c'é una ingiustizia nella distribuzione delle acque. I conflitti bisogna conoscerli, ma bisogna conoscere anche i motivi dei conflitti, per estirparli questi motivi dalla nostra società . Ecco che poi l'azione politica - diceva Paolo VI - è la più alta forma di carità, proprio perché la politica può intervenire su questi squilibri a rimuovere queste differenze, questi nuovi equilibri da dove nasce poi il conflitto.
* E il terzo aspetto, il terzo impegno è quello di modificare i nostri stili di vita. Carlo e l'associazione Gocce rappresentano un faro per tutti noi sugli stili di vita. Il linguaggio, quanto è importante il linguaggio, quanto è importante rapportarsi all'altro con "io" o con "noi". Quanto è deleterio dire: io la penso così, non so tu... è proprio troncare un rapporto.
Dobbiamo lavorare su questo, dobbiamo lavorare in termini di conoscenza dei conflitti, in termini di argomentazioni che portano ai conflitti ma dobbiamo lavorare su noi stessi per non essere di rottura con gli altri.
Concedetemi - dice ancora Mariano - di fare un'ultima citazione di Francesco d'Assisi, che dopo Gesù Cristo è il nostro riferimento e che diceva ai suoi frati : la pace che annunziate - perché lui voleva che si annunciasse la pace, è stato fin nei territori dove si facevano le crociate, ma non é andato a fare le crociate, ma a discutere di pace - la pace che annunciate con la bocca abbiatela ancora più copiosa nei vostri cuori; non provocate nessuno all'ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontà, alla concordia dalla vostra mitezza.
In queste parole c'é un progetto di vita!
Mariano termina il suo profondo ed appassionato intervento con un augurio ai giovani: spero possiate avere tutto il successo che oggi immaginate, spero possiate essere sempre uomini e donne di pace perché tutto quello che farete - nel lavoro, nella vita - tanto sarà più gustato quanto più sarà opera di pace. E spero di potervi rincontrare tra qualche anno per sapere che davvero siete stati operatori di pace. Il Signore vi dia pace, a tutti!
La parola va ora al Sindaco, Silvio Sasso.
Innanzitutto una cosa: il gesto simbolico dell'accensione della lampada - lo ricordavano p. Raffaele, il preside, Angiola - un gesto, vivo, non un gesto semplicemente formale, ed un gesto soprattutto permanente, perpetuo, che incomincia e non finisce, quindi da' una sensazione di continuità di vita, una sensazione di luce e soprattutto di vitalità. La luce e il calore sono quelli che se non alimentati non sopravvivono; quindi il segno di una alimentazione continua di vita, di fede, di pensiero, di intensità , di passione.
E non a caso la lampada di Assisi è una lampada simbolo per l'Italia e per il mondo. La scelta di Pio XII nel 1939 è una scelta molto profonda che indica una strada, non solo un percorso storico che connota la nostra nazione con dei nomi e degli esempi più grandi della storia d'Italia, san Francesco d'Assisi appunto, ma indica un percorso e una connotazione per questo paese, che spesso si sono mantenuti però in altrettante occasioni si sono perse.
In san Francesco noi abbiamo l'indicazione di un paese profondamente umano, profondamente umanista, di impostazione assolutamente umanistica, che in questi giorni purtroppo è in discussione. Quindi l'accensione della lampada avviene in un momento fondamentale!
Il Sindaco porge i saluti a tutti i presenti, e ringrazia dell'invito la fraternità francescana di Sessa che "testimonia questa presenza francescana, anche questa storica, sentita, vissuta, che ha radici forti in città."
E continua facendo memoria dell'incontro in Assisi del 4 ottobre u.s. a cui l'intera regione Campania - ed anche Sessa Aurunca - ha partecipato ed ha offerto l'olio per la lampada di S. Francesco; ricorda come sia stato un momento importante, visto che la Campania dal punto di vista dell'umanità presenta una ricchezza particolare e lì, su quel proscenio nazionale, è stato possibile portare questo aspetto dell'umanità, che in questo momento si pone come alternativa in un dibattito che va in tutt'altra direzione.
Altro particolare: l'immagine simbolo con cui è stata rappresentata la presenza della Campania ad Assisi è il miracolo di Sessa, ovvero uno dei dipinti di Giotto della Basilica inferiore che racconta il risveglio del giovinetto morto sotto il crollo della propria casa operato da S. Francesco.
Un'opera d'arte straordinaria, posta lì con un significato straordinario che ci lega a quel contesto, è stato considerato un simbolo della presenza francescana in Campania, nostro orgoglio e vanto!
Con questi presupposti Sessa ha un legame particolare con S. Francesco.
Il Sindaco aggiunge che nel contesto attuale S. Francesco continua ad essere una guida, in qualche caso una alternativa culturale al percorso o viaggio nel mondo, un viaggio che diventa sempre più confuso. A san Francesco oggi si guarda come ad un santo per una fede profonda ma anche come ad uno stile di vita, ad una ispirazione, che assolutamente non può mancare in questa fase; egli rimane ed è un esempio che ci aiuta dal punto di vista della fede ed anche dal punto di vista civile ad interpretare il mondo, a viverlo ed anche a tentare di dare delle soluzioni.
Quanto agli stili di vita, il Sindaco dice che oggi certo non ci si può o non si deve richiamare ad un pauperismo ideologico ma è anche vero che l'impostazione di una certa austerità di vita non può mancare nei singoli e nella comunità, onde evitare l'abbandono all'edonismo e al consumismo concreto perché in tante altre epoche storiche e in tante situazioni di povertà, quelle che per alcuni sono comodità e quindi rispetto ed esaltazione dell'uomo stesso, producono in altri tragedie immense proprio per quella mancanza.
Vivere totalmente abbandonati al consumismo, e ad ogni tipo di modernità e ad ogni tipo di comodità abitua ad avere un approccio con la vita che innanzitutto non è di tutti gli uomini ma è solo di alcune zone del mondo ricche e che hanno questa possibilità, il cosiddetto mondo occidentale, cui apparteniamo anche noi; quindi da' un concetto distorto dell'umanesimo, dell'uomo e della storia e soprattutto non abitua eventualmente a saper rinunciare a certe cose e a saper vivere in un modo più contenuto e quindi necessario in altre fasi storiche .
Ed è evidente che quando non si sa rinunciare a certe cose, quando si pretende di vivere in un certo modo, inizia l'escalation negativa e lo si ricordava prima: le guerre cominciano nella mente dell'uomo, nella mente dell'uomo cominciano per esigenza, per invidia, per insoddisfazione e per tante altre cose, e calandosi in contesti mondiali sono la tempesta perfetta per far sì che anziché di pace ci troviamo in contesti di guerra ampi e diffusi.
Noi per fortuna non viviamo - se per pace vogliamo intendere la guerra mondiale - da qualche decennio in un contesto così ampio di guerra ma si ricordavano le tantissime guerre, guerre striscianti che sono durate tutta la seconda metà del novecento e che sono ancora in atto.
Tuttavia in questo momento siamo di fronte ad un altro fenomeno: l'indebolimento degli stati nazionali e la globalizzazione che è economica ma anche umanitaria e che gli stati nazionali non contengono più. Di qui potremmo essere di fronte ad uno scenario di guerra di tipo diverso, meno convenzionale , meno anche formale, ma sicuramente più strisciante: è quella che vediamo tutti i giorni nei confronti dei singoli, delle persone che sono costrette per motivi economici, per motivi democratici, di dignità e di altro a muoversi nel mondo; e la risposta che l'occidente, l'Europa in questo momento tentano di dare è una risposta assolutamente debole, perché è una risposta difensiva che a mio avviso purtroppo non conterrà il fenomeno, e l'impostazione di contrasto è una impostazione che non porterà lontano, porterà se non a guerre sicuramente a catastrofi umanitarie che sono in corso, accennate e di cui esistono tutti i presupposti.
Quindi, dice il Sindaco, è importante che ci si educhi alla pace non solo come testimonianza personale ma come comprensione dei fenomeni che abbiamo intorno. E nulla è indifferente: non lo è la cronaca, non lo è la politica, non lo è la storia, non lo è la scuola, non lo è la religione, e tutto deve essere utilizzato come strumento di comprensione, strumento di formazione , strumento di opera.
Alla fine è quello che fece s. Francesco: il suo mondo lo ha letto bene, completamente, ha reagito, ha risposto, con la semplicità massima in quel mondo ma con una rivoluzione che ha segnato poi il resto della storia d'Italia, il resto della storia del mondo, e per questo resta un simbolo mondiale.
Sessa città di pace: c'è nello Statuto, non si perde alcuna occasione, certo non siamo uno stato che per diplomazia o azioni può incidere direttamente su ambiti di pace più ampi: possiamo aiutare i nostri ragazzi a crescere bene, dando l'esempio, cercando di scongiurare i conflitti, educandoli all'armonia, che è il presupposto della pace, lo si ricordava.
E poi abbiamo un bell'esempio: da 19 anni - dal 1999 - abbiamo un centro di richiedenti asilo tra i più praticati d'Italia. In questi anni sono passati di qui circa 500 persone, provenienti da paesi, culture e religioni diverse. Tantissimi sono stati nel centro, altri sono andati altrove, altri sono rimasti qui, hanno studiato qui, lavorano e si sono sposati qui; con perfetta integrazione, tanto che negli anni non si ricorda alcun episodio particolare di mancata integrazione o di rifiuto.
E questo ci porta a dire anche oggi - è un po' il contesto italiano - che forse non c'è un problema di razzismo e di respingimento in Italia, c'è un problema di sicurezza che viene accusato dai più deboli; però potrebbe diventarlo un problema di razzismo, se si scarica sui più deboli un altro tipo di problema organizzativo del paese naturalmente questo si determina lo stesso.
La povertà: ultima riflessione. Chi ha problemi, chi ha difficoltà, di qualunque nazione sia si comporta allo stesso modo. E' evidente che la formazione dei soggetti, la formazione personale, familiare, consente di sviluppare delle esperienze, di sviluppare delle attitudine che conducono nella vita in un senso o nell'altro; ma chi ha poi difficoltà quotidiane del vivere, chi ha bisogno di mangiare, chi ha bisogno di dormire, chi ha bisogno di acqua, di qualunque nazionalità sia e dovunque si trovi, sarà spinto istintivamente a compiere qualunque azione per procurarsi quei beni che servono per vivere.
Il comportamento diventa meno umano, meno sociale, meno organizzato, tende naturalmente, essendo governato dall'istinto a proiettarsi come quello degli animali. Però è la società che abbandona qualcuno, che non offre a tutti il minimo che serve per vivere, quindi un po' di responsabilità progressivamente ce la prendiamo tutti.
Il Sindaco termina il suo ricco e argomentato intervento rinnovando la gratitudine per l'invito e confermando di aver ascoltato cose molto interessanti.
Segue l'accensione della lampada: accesa dalla luce portata all'inizio dagli allievi del liceo - la luce dei giovani - e riposta da Mariano sull'altare di S. Francesco, la lampada brucerà dell'olio del nostro quotidiano impegno per la pace.

Queste breve tratto di cammino della Lampada fino all'altare di S. Francesco è accompagnato dalle note del maestro Raffaello Vellucci che suona all'organo il brano Blowin in the wind... e da un commosso e intenso silenzio di tutti i presenti, segno - lo speriamo e lo crediamo - dell'intimo impegno e desiderio di tutti e di ciascuno di farsi illuminare e riflettere ogni giorno la luce di pace di Francesco d'Assisi.
Conclude l'incontro Carlo Tucciello, presidente dell'Associazione Gocce di Fraternità onlus, una associazione che si interessa della pace e di tutta una serie di argomenti che prendono l'humus della cultura francescana, una associazione che è nata dall'OFS della regione Campania come strumento di dialogo con il mondo, come cerniera di dialogo con il mondo, in una maniera laica.
Carlo esprime il rammarico di dover concludere questo bellissimo momento, momento fatto di musica, di profondità di testi, di letture, di interventi - quello di mariano e del sindaco - un momento di pace, di pienezza; ed è difficile, egli dice, andar via di qua senza aver assimilato tutto, aver digerito e poi aver messo tutto nel cuore di ciascuno di noi.
Anche perché oggi, in questo incontro, noi abbiamo assaporato la capacità di fermarsi un attimo, di assaporare le cose che ci sono state proposte, quindi la dolcezza di queste cose che ci sono state proposte; e abbiamo sentito che sono scese anche ad una certa profondità.
Proprio questi tre termini : la lentezza, la profondità, la tenerezza sono le prime attitudini che ci consentono di cambiare il nostro essere, il nostro stile di vita.
E allora come promuovere, come far continuare ancora questo momento? Questo momento non deve cessare, anche perché qui c'è una rete che si è creata, una rete particolare, perché c'è la città rappresentata dal suo sindaco, c'è la scuola rappresentata dagli studenti e anche dal preside e dagli insegnanti, c'è la chiesa rappresentata dal Vescovo e da p. Raffaele, e poi c'è l'associazionismo religioso l'Ofs e quello laico - Gocce - e poi ci siete voi . Allora si è creata questa relazione, questa rete, bisogna continuare con questa rete, continuare con ciascuno di voi a portare questa luce, questa pace, questi valori nella nostra vita affinché ciascuno di noi poi diventi anche lui luce, così come lo è stato Francesco che ha preso la luce di Cristo e l'ha portata ai suoi. E allo stesso modo questa luce che questa sera abbiamo ricevuto, tra le musiche, i canti, gli interventi, la possiamo portare fuori.
Allora l'augurio è che insieme con questa luce di pace possiamo essere anche portatori dei tre aspetti che lo stesso nostro manifesto dell'evento odierno ricorda:
* la sobrietà, scelta fondamentale e indispensabile per far cambiare il nostro stile di vita, per poter cambiare il nostro stile di vita, a cui ha accennato anche il sindaco nel suo intervento;
* non solo, ma la pace equivale anche alla vita, alla tutela del creato, della nostra madre terra; e "madre terra" non è solo una espressione cristiana che ha usato Francesco, ma è anche una espressione che il mondo laico diffonde;
* ed ancora una vita con meno consumi, una vita fatta di essenzialità, fatta di valori e non di cose superflue.
Quindi, conclude Carlo, portiamo ancora questa luce nel nostro cuore affinché chiunque sia in contatto con noi possa assaporare quello che noi stasera abbiamo assaporato. Grazie.
L'incontro si conclude con la consegna di una targa ricordo offerta dal presidente di Gocce al dirigente scolastico, preside Giovanni Battista Abbate.
E ancora con la consegna della "stella" - ceramica di Fulvio, come anche la Lampada - agli allievi, e per loro un piccolo pensiero e augurio, che viene letto dalla loro instancabile docente e regista prof. Vigilante:
"Signore fa di me uno strumento della tua pace,
una stella che brilla nel presente anche quando è cupo"
Al Sindaco l'offerta di un impegno: che questa lampada diventi un presidio di pace per la nostra città e che presto - si studierà come - possa estendersi come "segno" anche all'esterno della chiesa.
Alla locale fraternità OFS - che insieme con Gocce ha promosso e curato l'incontro - l' impegno di alimentare quotidianamente con la preghiera e le opere la luce accesa oggi.
A tutti, speriamo, appuntamento al prossimo anno, per verificare il cammino fatto e portare nuovo "olio" alla lampada "Francesco 1 luce di pace".
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