CENA DI BENEFICENZA a favore dell’Orfanotrofio LA CRECHE di BETLEMME
Promossa dalla PARROCCHIA S. STEFANO - GAETA
Ogni anno, la festa di San Martino nella parrocchia di Santo Stefano è un’occasione speciale per un’opera di solidarietà attraverso una cena di beneficenza.
Betlemme, crocevia di popoli e tradizioni diverse, una terra segnata pesantemente dai conflitti, in cui sempre è sempre presente ed evidente la fatica e la sofferenza della convivenza, attraversata da ferite profonde.
A Betlemme, nell'orfanotrofio della Crèche, da decenni è attiva una esperienza di carità incarnata nel territorio e nel cuore dei palestinesi, destinata ai più piccoli e indifesi, i bambini abbandonati in terra di Palestina, che nessuno accoglierebbe se non ci fosse la mano colma di carità delle suore Figlie della Carità di San Vincenzo.
“La cosa più importante di cui i bambini de la Crèche hanno bisogno è l’affetto”, afferma con gli occhi sorridenti suor Maria. È qualcosa di primordiale, sono bambini psicologicamente segnati già dall’infanzia perché la maggior parte di loro non è stata desiderata. Devono sentire che ci sono persone che li amano». “Crèche”, in francese – perché francesi erano le prime suore quando nel 1895 venne creato questo luogo di accoglienza per l’infanzia abbandonata – significa “culla”, “nido” ma indica anche la mangiatoia del Presepe. «E’ qualcosa che fa riflettere seriamente – dice suor Maria – perché c’è una relazione tra Gesù bambino e questi bimbi: un inizio di vita difficile, povero, precario, minacciato che passa attraverso la Crèche. Qui Gesù davvero nasce ogni giorno!».
La Crèche è l’unica struttura in Palestina ad ospitare bambini da zero a sei anni, un centinaio in tutto tra quelli interni (circa 50) e quelli che vengono dall’esterno alla scuola materna. C’è bisogno di tutto, dal cibo alle scarpe alle cure mediche perché molti bambini hanno seri problemi di salute. «Abbiamo un bambino che è nato cieco, paraplegico a un anno – dice suor Maria - è un problema perché non ci sono istituzioni adatte per questi bambini. Da noi rimangono fino ai sei anni, dopo quell’età vengono mandati nei villaggi Sos, case famiglie dove i bambini imparano a gestirsi da soli e dove restano fino ai 18 anni».
Gli orfani sono tanti, le ragazze musulmane che restano incinta prima del matrimonio rischiano una condanna e alcune sono vittima di incesto. Spiega suor Maria «Non sempre riescono ad arrivare a La Creche prima del parto, e allora partoriscono clandestinamente, a rischio della loro vita e di quella del neonato. I bimbi vengono abbandonati, restano a lungo per strada e non sempre si riesce ad arrivare in tempo. È una realtà difficile da credere se non la si vede, se ne parla poco, resta tutto nel silenzio».
Questa realtà si sostiene con le offerte dei benefattori perché in Palestina lo Stato non eroga nessun contributo o sussidio per queste situazioni di disagio.
Dal 7 ottobre, giorno dell’attacco dei terroristi di Hamas, Israele ha chiuso i check-points, e l’orfanotrofio si trova nuovamente isolato come ai tempi del Covid. I pellegrini sono partiti precipitosamente e quelli che avevano programmato una visita alla struttura di accoglienza hanno annullato tutte le prenotazioni per i prossimi mesi. L’orfanotrofio è piombato nuovamente nella precarietà economica senza ricevere contributi da parte dei molti pellegrini che visitavano Betlemme.
La guerra uccide anche le esperienze di sostegno ai piccoli, ai fragili, agli ultimi.
Per questa ragione, il ricavato della cena di beneficenza della parrocchia di santo Stefano nella festa di san Martino 2023, è devoluto all’orfanotrofio La Creche di Betlemme in questo momento di isolamento e di abbandono che sta attraversando questa struttura di accoglienza.
Il versamento verrà effettuato attraverso l’associazione di promozione sociale Gocce di Fraternità, che si è fatta prossima degli ultimi, avendo avuto diversi contatti con queste realtà di accoglienza e offrendo loro diversi contributi, attraverso la promozione di concerti, di mercatini di beneficenza e la raccolta di donazioni.
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